(III)Movimento Cinque Stelle: la più grande truffa elettorale dell’Italia repubblicana?

getting burned

Omaggio ai Pink Floyd: ‘getting burned’, essere truffato. Da chi ti stringe la mano.

Una lunga carrellata di candidati che potrebbe essere ben più lunga.

Biancone, Bonisoli, Landi, Azzerboni, Zanforlini, Vitiello, Mura, Penna, Di Piazza, Spadafora, Cillis, L’Abbate, Carelli, Paragone, Giarrusso, De Giorgi, D’Alessandro, Consolo, Cecchi, Tasso, Caiata.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum: il caso Siena chiarisce tutto. Di Caiata si sapeva. Altro che errori.

Il più grande scherzo da prete della Storia. Pio IX docet.

Giuliano, il ministro che doveva abolire la ‘Buona Scuola’ è invece uno di quelli che l’ha realizzata per Renzi.

Ogni dichiarazione assume senso. Prepariamoci al peggio del peggio.

Prosegue da

(I)Movimento Cinque Stelle: la più grande truffa elettorale dell’Italia repubblicana?

(II)Movimento Cinque Stelle: la più grande truffa elettorale dell’Italia repubblicana?

Nella prima parte abbiamo visto come alcune candidature alle amministrative si fossero già segnalate per notevoli anomalie, rispetto a quanto i leader pentastellati erano andati raccontando. Nella seconda abbiamo riscontrato le medesime anomalie, questa volta fra i nomi selezionati nell’ormai celebre squadra di ministri in pectore di Di Maio. In questa terza parte trattiamo invece della sequela incredibile di ‘errori’ nelle candidature grilline di tutta italia, davvero lontanissime da quello che la ‘base’ si sarebbe potuta aspettare e che, spesso, aveva scelto. Mediante lo strumento delle ‘parlamentarie’, tanto democratico quanto alla fine scavalcato dall’alto.

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Il voto di scambio costa. E si paga cash!

votodiscambio

Il paradosso dei neo DC: il voto di scambio senza scambio non si può fare.

Gli italiani, grillini inclusi, hanno la marchetta nel sangue. Ma i cash ci sono?

Patti, tavoli, piani, firme. In realtà non arriva una mazza.

Le regalie dell’ultimo minuto, sul conto corrente.

Il fallimento clamoroso della propaganda ‘industriale’.

Conclusione: saremo tutti, presto, orfani.

Attenzione, il testo che segue contiene turpiloquio. A Theleme se ne fa uso davvero parco, purtuttavia chi dovesse ritenerlo inadatto alla sua casta vista si astenga dal proseguire. L’autore è stato invasato dal volksgeist dell’italiano contemporaneo, allo scopo di svelare il segreto di Pulcinella… e non ha potuto nè voluto espungere il registro triviale. 

A volte si rimane basiti. E’ possibile che nemmeno i reduci della tradizione consociativa italiana ricordino come DC e PCI (e satelliti) fondassero il loro consenso più sulla concreta erogazione di benefici che sull’adesione a fumose idee, teoricamente prossime agli USA o all’URSS (ma poi in realtà prossime a un cazzo)? Naturalmente la qualità e la qualità del beneficio dipendeva dalla posizione nella medievale piramide sociale, ma si può dire che ciascuno, in base ai proprio demeriti, ci inzuppava il biscotto con sufficiente goduria per potersi turare il naso (aprendo beninteso il culo) e votare i rugginosi, senescenti, retorici ingranaggi della democrazia bloccata. Posti di lavoro, permessi edilizi fittizi, denaro contante, scarpa sinistra e destra, patenti regalate, mezzi pubblici senza controllori… chi più ne ha più ne metta, io ti do tu mi dai. E poi vaffanculo, sino alla prossima elezione. Già, perchè gli italiani la marchetta ce l’hanno nel sangue. E poco campanilisti come sono, per una serie di ragioni storiche e geografiche, sempre s’offrono bellamente anche allo straniero… fosse pure Barbablù, all’italiano, familista amorale al modo dell’ultima tribù turcofona delle steppe, non frega un cazzo: l’importante è che scucia la moneta, il privilegio o la prebenda, per sè e i propri cari. E’ in tal modo che abbiamo riempito lo Stato e il Parastato di stronzi e parassiti matricolati. Di gente che ha pagato per avere titoli fittizi, appena sufficienti a incamerare un posto di lavoro clientelare, finalizzato al voto di scambio. E’ così che le scuole sono piene di docenti mediocri, gli uffici postali di impiegati inetti, le direzioni centrali di incomparabili minchioni, i ministeri di cugini di monsignori e sindacalisti. E via discorrendo. E’ questa massa di beceri una delle ragioni per cui si devono pagare tasse sempre più elevate… qualcuno dovrà anche compensare la loro improduttività, che non è nefasta solamente in quanto furtiva ma poichè consente la prosecuzione sine die della demeritocrazia: è evidente infatti che codesta feccia non solo vota, ma anche faccia votare. E chi volete che voti, se non un pezzo di merda anche peggiore del pezzo di merda che già egli è?  Continua a leggere

Quei due Maroni rivelatori: dopo le elezioni si passa da Salvini

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Salvini ha fatto due Maroni così a Berlusconi. Il quale può solo accontentarlo. Il centrodestra di oggi non è per nulla quello di ieri.

Nessuno racconta la realtà. Ma eccola che arriva.

Alle urne vecchi contro giovani. Quarantenni e single ago della bilancia. Sbilanciata.

Le poche alternative rimaste. Il fantasma dei governi futuri: adieu democristiani, farewell comunisti.

Di nuovo al voto? O Lega, Fratelli d’Italia e Movimento Cinque Stelle?

Attenzione, stavolta non finisce a tarallucci e Gentiloni.

Sino alle elezioni avremo modo di approfondire, in ogni senso.

Che (?) Due Maroni (?)

Da oggi non abbiamo più un solo Maroni, ne abbiamo due. Il primo è quello che decide di non correre più alla presidenza della Lombardia per ragioni personali. Il secondo è invece sempre a disposizione. Già, ma per cosa? Questa pantomima nasconde in realtà una notevole vittoria di Salvini. Ovvero esattamente il contrario di quel che leggerete sui nostri media, talmente ricolmi di fakenews da odiare a morte chi possa intromettersi in quello che era, sino a pochi anni fa, un monopolio servile assai ben remunerato.

E’ evidente, infatti, che Maroni rinuncia a correre verso una sicura riconferma alla presidenza della più ricca e popolosa regione italiana per ragioni che poco hanno a che vedere col ‘personale’. Le vere motivazioni ci conducono nel vivo degli scenari elettorali possibili e quindi nel vivo delle schermaglie per il prossimo Governo. Che non sarà MAI un Gentiloni bis. Ma andiamo per ordine. E iniziamo dal Centrodestra: come vedremo, esso rappresenta l’unica vera ragione di interesse di questa, per ogni altro verso segnata, competizione.  Continua a leggere

Post verità e post referendum: ‘niente voto’, grida la partitocrazia mentre collassa.

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Vespilloni neoDC a confronto

Chiediamo venia ai lettori di Theleme: prevedevamo un netto successo del NO. E invece è stato abissale.

Cosa si deduce dal voto referendario. Tanta gente alle urne, mentre il consenso elettorale del PD è al lumicino. Facciamo due conti a braccio, altro che 40%.

PD, Confindustria, parrocchie, Coldiretti, banche, show business, media, sondaggi etc. non hanno spostato una sola scheda. E il Papa si incazza.

La terribile ‘post verità’ è solamente una verità obbligata: il paese in ostaggio dei suoi rappresentanti.

Legge elettorale proporzionale, ultima recita della partitocrazia nel mondo ostile del web. Scacco matto alla neoDC.

L’irrilevanza del prossimo premier, chi sia sia.

In I (tanti) motivi per cui il No prevarrà al referendum: la politica (I)

avevamo immaginato un successo netto del fronte avverso alla riforma costituzionale, per almeno dieci punti percentuali, con un’affluenza compresa fra il 50% ed il 60%. A conti fatti, invece, quest’ultima è stata nettamente più elevata – il 69% – e la distanza fra SI e NO ha sfiorato i venti punti. Anche in questa occasione i sondaggi presentati da media e partiti sono stati finalizzati ad influenzare l’elettorato. Ad esempio, per mesi ci han dato conto dello svantaggio del SI – inevitabile, considerato l’abisso effettivo che li separava – dimezzandolo  rispetto al reale. E ciò per non privare di speranze l’elettorato favorevole, anzi tentando di spingerlo alle urne con risibili ‘rimonte’ degli ultimi giorni (immarcescibile direttore di Demopolis, Pietro Vento). I sondaggi sono ormai solo uno – forse il più insincero – degli strumenti di valutazione di cui disponiamo. Per 3 volte di fila (Brexit, Trump, Referendum) chi ha tenuto in considerazione i social network non si è sbagliato.

Se confrontiamo l’ ultimo esito elettorale con quelli immediatamente precedenti, ovvero le politiche del 2013, le europee del 2014 e le amministrative 2015 e 2016  – cui abbiamo dedicato ampi interventi del passato, sia allo scopo di predirne gli esiti che di comprenderli ex post – scopriamo un numero notevole di tendenze interessanti:

  • quel 10, 15% di affluenza in più rispetto alle previsioni segue perfettamente l’evoluzione del voto alle amministrative. Esso appartiene quasi interamente all’elettorato di centrodestra, astenutosi a lungo dopo le figuracce (e le traversie giudiziarie) di Silvio Berlusconi
  • il 40% del fronte del SI è costituito principalmente da elettori del PD, ma non interamente. Per pesarlo politicamente, da esso vanno scorporati i voti UDC, quelli non trascurabili provenienti da FI, i dissidenti di M5s e Lega. E solo parzialmente reintegrati i voti in libera uscita della minoranza  PD, che era apertamente per il NO. In conclusione, saremmo intorno al 29%, non fosse che alle elezioni politiche vota quasi il 10 per cento in più che a questo referendum. Ne consegue che il PD non supera il 25% nazionale. Come già avevamo intuito mesi fa, in seguito all’ultima tornata amministrativa.
  • Per di più, la componente di voto per il NO dei minori di 45 anni è stata elevatissima. Ben oltre il 60% medio. Ciò depone malissimo sulle chance del Partito Democratico (anche nel breve periodo), legato indissolubilmente ad un pubblico assai maturo, ai suoi privilegi, alle sue ansie.

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Podemos e Cinque Stelle: Il vero problema di Pablo? Alfano non è spagnolo

Perché Draghi e Juncker hanno distrutto l’Unione Europea.

Podemos, movimento simil grillino, rincula alle ennesime elezioni spagnole.

Lo scopo della politica non è l’ideale, ma il possibile. Se non si arriva ad un governo nessun gioco piace più.

Alfano ha salvato Grillo: in Spagna non è andata così.

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Oggi cosa sarebbero i grillini se Alfano non avesse ‘inciuciato’ con Renzi? Assai meno che Podemos…

Molti mesi fa scrivemmo a chiare lettere, capiti da nessuno, che la sconsiderata reazione dell’Unione Europea e della Banca Centrale al populismo in Grecia avrebbe significato il suo rafforzamento in ogni angolo d’Europa, fintamente o veracemente nazionalista. Non fosse altro allo scopo di estorcere sempre nuove concessioni, o variazioni, al percorso di necessaria fatica e sofferenza immaginato (e firmato) anni prima per aumentare sempre più la coesione fra stati. L’unico a dar qualche speranza di progresso nell’interazione statuale, ai fini di un’integrazione sempre maggiore fra tradizioni e culture in origine assai disomogenee. Per farla breve, il tentativo di far coesistere su base paritaria dimensione germanica, francese, latina, inglese. In primis nell’ambito dirimente della gestione della cassa, in sostanza affidata alla Germania (sebbene ora con banchiere italiano).

A dire il vero, immaginammo che cedere al veterocomunismo di Tsipras, contemporaneamente consentendogli di restare al potere, d’infangare l’istituto referendario e di permanere nella zona euro, non sarebbe stata opzione possibile. Troppo miope ci sembrava, anche per i grigi e stantii eurocrati di Bruxelles. Invece andò come sappiamo: la BCE proseguì ad erogare euro dagli sportelli, Varoufakis tagliò pavidamente la corda e ogni movimento antieuropeista ne trasse la convinzione che pestare i piedi, sin quasi a rompere il parquet, significava ottenere grandi vantaggi.  Continua a leggere

Un “cretino collettivo” dileggia il progetto neoDC e i suoi destri barattieri, Verdini e Ferrara

Memento mori, quel trasformismo che uccide il paese.

Ancora lei, la DC. Che palle, pensa il “cretino collettivo”.

Ferrara vuol tornare bambino, ma la macchina del tempo non funziona.

E’ semplice oggi, amici di Theleme, comporre il puzzle che riguarda Verdini, Renzi e Berlusconi. Semplicemente perché su queste pagine l’attualità della cronaca è spesso lo ieri dell’analisi.

Verdini e Ferrara in contesto patriottico

Ferrara e Verdini…

Dicunt che Verdini si sia deciso ad allontanarsi da Berlusconi (crediamo subito prima di aver ricevuto il quinto rinvio a giudizio). Tutti i commentatori, per poco che in genere valgano, sono concordi ciò avrà l’unica possibile funzione di fare più apertamente da stampella al (mai votato) governo Renzi, probabilmente in sostituzione migliorativa dei Popolari di Mauro. Al di là dei legami storici fra questi 3 player della politica italiana, ben documentati dall’ Espresso già molto tempo fa, viene comodo riportare qui i passi già dedicati al banchiere toscano nel corso dei mesi.

In ordine cronologico:

29 Aprile 2015, da “…I vagiti DC nel voto segreto…”:

  • Nell’analizzare la successione degli ultimi 3 governi seguenti quello del premier Berlusconi, non se ne potrà negare una progressiva accentuazione del carattere centrista. Neodemocristiano, direi. La verità è che nelle occasioni in cui un partito palesemente “scudocrociato” si è accostato alle urne è finita davvero male. Pensate a PPI, UDC, NDC, Lista Civica. Dai tempi di mani pulite in poi, conseguentemente, la strategia del mondo clerical/politico è stata quella di “imboscare” nel bipolarismo  (“destra sociale/socialista” – “sinistra veterocomunista”) quello che rimaneva della grande democrazia cristiana, falcidiata delle prime file, bruciate dalla grande stagione manettara. Nell’attesa che gli Alien crescessero e prendessero la guida dei corpi in cui avevano trovato sede. Pensate ad Alfano e Renzi, giusto per avere un’idea di massima.

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Il Letta che alletta (II): analisi (e dialisi) del voto nei comuni e delle mosse nel palazzo

Come volevasi dimostrare, i comuni sono stati la Caporetto del PD. In Veneto Zenti batte Barca, tanto a poco. Ma Arezzo non è da meno.

Analizziamo insieme il voto: Gli ultimi valzer del cattocomunismo senza denari, aggrappato alla dialisi di CDP ed ENI. E’ morta la pregiudiziale antifascista, dramma elettorale nel PD.

Ma più che a Pistelli ed al Renzi uno, attenzione ad Enrico Letta, il vero piano B forse è lui.

Segue da IL LETTA CHE ALLETTA (I) –

Comprendere le tecniche di propaganda significa molto spesso poter leggere anzitempo gli eventi. In questo caso era evidente che il tentativo di “nascondere” i ballottaggi delle consultazioni elettorali comunali, in tante città non irrilevanti, aveva la sua ovvia ragione d’essere nella sensazione del governo di avere poche chance.

Se per qualsiasi compagine la cosa sarebbe risultata spiacevole, per quella di Matteo Renzi, figlio e nipote di due governi non eletti, tutti a trazione cattocomunista (più catto a dire il vero), risulta davvero amara. Soprattutto ora che, come vedemmo, Renzi vorrebbe scippare alla Cassa depositi e prestiti l’ultimo denaro liquido dei cittadini per sostenere l’assistenzialismo, secondo la tradizione italiana.

Le voglie di Barca, sempre 40 anni indietro

Le voglie di Barca, 40 anni in ritardo

Prendere decisioni come questa – pericolosissime, dal profilo legale oscuro, invise alla Comunità Europea ed ai cittadini dotati di conto postale – senza poter vantare nemmeno il 40% delle Europee (drogato dal terrore per Grillo, istillato ad arte dai sondaggisti), diventa davvero dura. Allo stesso filone, cioè al reperimento di risorse per sostenere assistenzialismo e clientele, appartiene l’improvvisa nomina dell’agente speciale 000 Lapo Pistelli a vicepresidente ENI. Gesto inusuale, irrituale, zeppo di conflitti di interesse e quindi assai fragile, ulteriore testimonianza della disperazione di un intero sistema di potere che ha in Renzi il suo Misirizzi. Continua a leggere

Elezioni regionali (3): “Franza o Spagna purchè se magna…”, la sottile (LOL) propaganda DEM

Renzi conferma quanto anticipammo ieri: negazione assoluta. Perché Matteo somigli ad un capospalla femminile.

I 2 giorni afgani fruttano la (mesta) propaganda che pensavamo: arriva la quarta gamba, l’Istat di Alleva.

Qualche dato interessante inizia a comparire, buttiamoci un occhio (l’altro teniamolo su Enrico Letta).

Ieri analizzavamo la maniera in cui lo staff propaganda di Renzi avesse capitalizzato i due giorni di assenza asiatica del premier, escogitati da tempo quale rapida via di fuga dall’analisi delle elezioni nel caso di grandi dispiaceri.

Tale staff può vantare collaborazioni estremamente vaste sia negli ambiti istituzionali, dove si crea la favola (in questo caso la favola del “vincente”), che in quelli “redazionali”, dove la si vende al popolo. Questo grazie al fatto che egli rappresenta, almeno per il momento, l’alfiere di quel progetto clericale di ricostituzione della DC che negli ultimi anni tanto emoziona il palazzo.

La scelta sinora ci era sembrata fosse caduta su:

  • mimetica per allontanare visivamente Renzi dalle giacche di De Luca e tailleur di Moretti
  • negazione assoluta di qualsivoglia difficoltà emersa nel voto. Il criterio unico del “5 a 2” inaugurato dalla Boschi.
  • censura mediatica dei risultati inequivocabilmente negativi emersi nelle votazioni comunali

In effetti possiamo costatare come le prime parole del rientrante Renzi dedicate al voto siano state proprio:

renzi 5 a 2

Risultato positivo – dal 6 a 6 al sonoro 10 a 2“. In sostanza, una versione potenziata del “5 a 2” della Boschi, di nemmeno 24 ore prima. Ma tutto ciò deve essere sembrato comunque assai misero…  insufficiente a ripulire l’immagine fittizia di vincente che Matteo Renzi ha cucita addosso e che essendo fondata sul nulla risulta sempre poco resistente al confronto con la realtà.

Un po’ come quei capi, in genere da donna, che a vederli sembrano “veri”… ma se cadono due gocce di pioggia si inzuppano manco fossero di carta. Continua a leggere

Elezioni Regionali (2): gli esiti elettorali dei comuni, vittime della propaganda di regime

Renzi è in Afghanistan a prender tempo, ma non gli trovan di meglio se non negare l’evidenza.

La lega ad Agrigento arriva al 9%: L’analisi passa per i comuni. Ovunque mancante, facciamola qui.

I continui regali dei media (prezzolati) al potere: il redattore tiene famiglia.

 Evviva Rabelais!

Come segnalavamo ieri in ELEZIONI REGIONALI (1), il presidente Renzi si è rifugiato in Afghanistan (o meglio, è stato rifugiato) per proteggere il suo finto carisma dal contatto con la realtà. Proprio quando la politica, in specie se targata PD, affonda mostrando i suoi lati più penosi (De Luca, Paita, Moretti…) ce lo troviamo in mimetica, a rimarcare una distanza del tutto simulata. Con risultati esilaranti.

Proprio uno scherzo da prete… unico ambiente (quello talare) noto a Matteo ed alla sua sedicente elite, del resto. Oltre alle stantie sezioni provinciali dell’ex PCI, naturalmente.

Dopo essersi scervellati allo scopo di inventare una panzana abbastanza credibile per coprire:

  • l’evidenza dei milioni di voti persi, in specie al Nord, consegnato alla destra. Ma non solo.
  • il galoppare della Lega (ad Agrigento il 9,23% !!!), partito ormai davvero nazionale
  • le regioni tradizionalmente rosse in cui si è vinto a stento
  • il fallimento integrale dell’operazione Liguria, voluta fortissimamente dal clero e quindi pedissequamente compiuta dal baciapilismo trasversale
  • l’evidente impossibilità di portare al successo figure tanto goffe quanto incolte, quali la Moretti. nonostante il marcato appassimento psichico della popolazione (ed il martellamento mediatico a suon di Albano, Romina & company)
  • L’insuccesso nello strappare a Silvio Berlusconi una quota di elettorato sufficiente a ricostruire un centro clericale autonomo, a guida dossettiana
  • La vittoria estorta in Campania col caso De Luca e i voti di De Mita e della destra, anche estrema
Un chierichetto in difficoltà...

Un chierichetto in difficoltà…

oggi lo staff clerical-mediatico del Premier ha deciso evidentemente che, a guisa di chierichetti con le mani ancora sporche della marmellata ricevuta per beneficienza e invece slurpata, l’unica cosa da fare era negare l’esistenza stessa della marmellata. E al limite delle stesse mani.

La strada della negazione ha però dovuto persino biforcarsi. Continua a leggere

Elezioni regionali (1) : attendendo i dati finali, qualche brevissima riflessione alla grossa.

Perché la Liguria era ed è così importante. Renzi, l’omino di burro in camouflage.

La cavalcata vittoriosa della Lega, da Nord a Sud (passando per il centro).

I grillini fermi al palo. Si rinvia il resto a quando avremo i dati.

Era nostra intenzione a Theleme innalzare immediatamente il livello dell’analisi pubblica del voto, ma allo stato attuale la

Renzi l'uomo di burro

Renzi, l’uomo di burro, si scioglierebbe al fuoco..

cosa risulta di difficile realizzazione per la carenza, certamente voluta, di dati finali e suddivisi per lista. A distanza di quasi 24 ore dall’inizio dello spoglio, anche sui siti istituzionali, c’è pochissimo supporto.

L’ipotesi è che queste elezioni abbiano alla fine rappresentato un momento  importante nella storia recente italiana (ad esempio  configurandosi come ennesima sconfitta alle urne del progetto clericale noto come “partito unico” – si legge DC).

Ma quanto esattamente lo si saprà solo potendo esaminare i voti in dettaglio, per scovare i movimenti dei flussi e le tendenze di medio periodo.

Attendendo che ciò si renda praticabile, credo sin d’ora si possa e si debba iniziare a ragionare su come: Continua a leggere