Perché Draghi e Juncker hanno distrutto l’Unione Europea.
Podemos, movimento simil grillino, rincula alle ennesime elezioni spagnole.
Lo scopo della politica non è l’ideale, ma il possibile. Se non si arriva ad un governo nessun gioco piace più.
Alfano ha salvato Grillo: in Spagna non è andata così.
Molti mesi fa scrivemmo a chiare lettere, capiti da nessuno, che la sconsiderata reazione dell’Unione Europea e della Banca Centrale al populismo in Grecia avrebbe significato il suo rafforzamento in ogni angolo d’Europa, fintamente o veracemente nazionalista. Non fosse altro allo scopo di estorcere sempre nuove concessioni, o variazioni, al percorso di necessaria fatica e sofferenza immaginato (e firmato) anni prima per aumentare sempre più la coesione fra stati. L’unico a dar qualche speranza di progresso nell’interazione statuale, ai fini di un’integrazione sempre maggiore fra tradizioni e culture in origine assai disomogenee. Per farla breve, il tentativo di far coesistere su base paritaria dimensione germanica, francese, latina, inglese. In primis nell’ambito dirimente della gestione della cassa, in sostanza affidata alla Germania (sebbene ora con banchiere italiano).
A dire il vero, immaginammo che cedere al veterocomunismo di Tsipras, contemporaneamente consentendogli di restare al potere, d’infangare l’istituto referendario e di permanere nella zona euro, non sarebbe stata opzione possibile. Troppo miope ci sembrava, anche per i grigi e stantii eurocrati di Bruxelles. Invece andò come sappiamo: la BCE proseguì ad erogare euro dagli sportelli, Varoufakis tagliò pavidamente la corda e ogni movimento antieuropeista ne trasse la convinzione che pestare i piedi, sin quasi a rompere il parquet, significava ottenere grandi vantaggi. Continua a leggere