Buon 2017! Theleme reca a ciascuno i migliori auguri dell’Angelo Pavone

yezidi-taus-melik-emblemaAuguri di un lieto 2017 ai nostri lettori. Anche migliore a chi invece non ci legge.

Pur nella profonda inquietudine geopolitica, è ancora viva la speranza che l’intelligenza possa prevalere.

Il Buon Anno più antico del mondo, quello dell’Angelo Pavone Tawuse Melek. Sacro agli Yazidi, in attesa del 6767 *.

Il 2016 volge al termine, nella più grande confusione politica nazionale ed internazionale. Nuove alleanze fanno nevroticamente capolino fra quelle più consolidate, sia dentro che fuori l’Italia, mentre l’occidente e l’oriente – non sapendo incontrarsi – si scontrano in un caos che, lo diciamo con Nietzsche, speriamo saprà regalarci una stella danzante, prima o poi. Continua a leggere

Il PD plaudisce a Renzi, il quaquaraqua: un pernacchio e sarà rivoluzione.

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56 secondi ci liberano da un peso insopportabile. Quello di Renzi.

Sciascia docet: Uomini veri, mezzi uomini, ominicchi, ruffiani e quaquaraqua.

Il partito è come il suo segretario: dalla gioiosa macchina da guerra all’esercito delle facce di culo.

‘Il pernacchio classico’ di Edoardo, con cui si può fare la rivoluzione.

Ripeschiamo una proposta del passato: ‘La diceria’ sarà sito derenzizzato.

Questo brevissimo frammento di intervista – associato all’effettivo comportamento post referendum – è, probabilmente, il maggiore atto politico che Matteo Renzi ci ha lasciato in eredità: di lui non scriveremo più nulla ed il suo nome sarà qui bandito. Avendo abbandonato l’analisi politica – per cessazione dell’oggetto – questa scelta non penalizza affatto: dovesse un giorno essere indispensabile un accenno a Renzi, egli sarà ‘il quaquaraqua’. Per intanto ecco il video: regalatevi questi 56 secondi di un’Italia più ‘anglosassone’, responsabile, dignitosa, coraggiosa. Nelle parole come nei fatti…

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La politica cancella il Paese, il Paese cancella la politica: Au Revoir, Italia

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Il Governo Gentiloni accolto dal vivo interesse della nazione

Theleme abbandona l’analisi politica, per carenza dell’oggetto.

Quello che c’era da dire è stato già detto. Le ultime chiacchiere sul nulla.

Il governo è fotocopia perché Mangiafuoco ha finito i burattini. E c’è un Europa francotedesca da rassicurare (che il pasto non le sfuggirà).

Gli assetti del PD dopo il congresso, la scissione probabile. Forza Italia terza gamba? Ma in fondo, chissenefrega.

Quel tunnel che conduce al caos a cinque stelle.

I prossimi post svincolati dalla cronaca.

Come abbiamo ampiamente sottolineato nei giorni trascorsi, l’applicazione pedissequa del parlamentarismo sommata alla totale indifferenza per l’espressione della volontà del popolo sovrano segnano l’irrecuperabile frattura fra governanti e governati e l’apertura di nuovi scenari, implicanti la dissoluzione dell’esistente attraverso un’inevitabile fase autodistruttiva che, in assenza di adeguata reazione (leggete generazione per tempo di nuove forze politiche adeguate al XXI secolo), potrebbe anche passare per un governo a cinque stelle.  Più non può dirsi, a riguardo. Disgraziatamente, la caratura pressoché nulla della nuova compagine governativa, quasi del tutto sovrapponibile alla precedente se non per qualche vistoso peggioramento, priva ulteriormente di qualsiasi interesse ogni decisione che da essa promani. Siamo certi che sino al superamento della fatidica soglia del settembre 2017, quando i 2/3 dei parlamentari avranno quantomeno conseguito il diritto al vitalizio, la navigazione sarà a vista e prevederà, fra le altre disastrose priorità, il vano tentativo di recuperare le clientele perdute per sempre, per carenza di appeal e di risorse assistenziali sufficienti. Oltre che evitare le elezioni come la peste. Dedicheremo qualche ultima riga alla cronaca politica per poi abbandonarla a tempo indeterminato. In piena sintonia con il paese, che essendo cancellato dalla politica la cancellerà a sua volta. Continua a leggere

Il Mattarella Blues pervade l’Italia: l’agonia pentatonica di Gentiloni

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John lee Hooker e  Mattarella, ovvero il blues e la trick bag democristiana.

Lo shopping fra le lapidi dell’oligarchia italiana, ritmato dalle consultazioni: it serves you right to suffer!

Paolo Gentiloni Silveri, detto ‘l’africano’: da Rutelli al burning hell libico.

Ma la figura al di sotto delle parti potrebbe essere un’altra. Cercasi the Healer che agevoli Forza Italia, se il PD si divide.

Suona the same old blues again e l’Italia sembra inabissarsi: i tempi saranno maturi per il Boom Boom di Grillo? (Non prima del Settembre 2017)

Chiudiamo con Sciascia.

Il No alle mediocri riforme costituzionali ha rigettato la consolatoria, evirata melodia de ‘Il volo’ – tutta per il SI – e si è tuffata in un maschio blues economico, politico sociale che non farà prigionieri. Il blues è infatti espressione di una malinconica sofferenza che trova però all’interno il vigore necessario per esorcizzarsi e superarsi. il-voloUna struttura ipnotica, incardinata nella scala pentatonica, che fu definita la musica del diavolo, ai tempi di Robert Johnson e non solo. Blues e rock sono stati sempre massimamente malvisti dai clericali, sino ai nostri giorni: come dimenticare la crociata di Mattarella contro Madonna, in combutta con numerosi vescovi… e correva l’anno del signore 1990. Insomma, energia, emozione, azione nel blues vengono incatenate e scatenate di battuta in battuta, con cromatismi capaci di neutralizzare la monotona cromatina e brillantina di cui sono ricoperti calzari e capelli dei malnati e canuti eredi degli Andreotti, dei Piccoli, dei Fanfani, dei Forlani. Quale migliore guida alle vicende politiche in corso, quindi, di John Lee Hooker, auctoritas fra le maggiori di Theleme? Sarà un po’ lui il nostro Virgilio, nell’inferno democristiano di questi giorni. Pur non essendo indispensabile, si consiglia caldamente al lettore l’ascolto dei brani inframmezzati al testo, in un inedito e interattivo pastiche politico – musicale: con crescendo non rossiniano, essi ci condurranno in superficie, ‘a riveder le stelle’. Le cinque stelle che ci attendono al varco per vergare l’epitaffio del post fascismo repubblicano: Se il paese non avrà saputo tagliare di netto col passato, avrà bisogno della dinamite grillina. Che farebbe Boom Boom.   Continua a leggere

Post verità e post referendum: ‘niente voto’, grida la partitocrazia mentre collassa.

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Vespilloni neoDC a confronto

Chiediamo venia ai lettori di Theleme: prevedevamo un netto successo del NO. E invece è stato abissale.

Cosa si deduce dal voto referendario. Tanta gente alle urne, mentre il consenso elettorale del PD è al lumicino. Facciamo due conti a braccio, altro che 40%.

PD, Confindustria, parrocchie, Coldiretti, banche, show business, media, sondaggi etc. non hanno spostato una sola scheda. E il Papa si incazza.

La terribile ‘post verità’ è solamente una verità obbligata: il paese in ostaggio dei suoi rappresentanti.

Legge elettorale proporzionale, ultima recita della partitocrazia nel mondo ostile del web. Scacco matto alla neoDC.

L’irrilevanza del prossimo premier, chi sia sia.

In I (tanti) motivi per cui il No prevarrà al referendum: la politica (I)

avevamo immaginato un successo netto del fronte avverso alla riforma costituzionale, per almeno dieci punti percentuali, con un’affluenza compresa fra il 50% ed il 60%. A conti fatti, invece, quest’ultima è stata nettamente più elevata – il 69% – e la distanza fra SI e NO ha sfiorato i venti punti. Anche in questa occasione i sondaggi presentati da media e partiti sono stati finalizzati ad influenzare l’elettorato. Ad esempio, per mesi ci han dato conto dello svantaggio del SI – inevitabile, considerato l’abisso effettivo che li separava – dimezzandolo  rispetto al reale. E ciò per non privare di speranze l’elettorato favorevole, anzi tentando di spingerlo alle urne con risibili ‘rimonte’ degli ultimi giorni (immarcescibile direttore di Demopolis, Pietro Vento). I sondaggi sono ormai solo uno – forse il più insincero – degli strumenti di valutazione di cui disponiamo. Per 3 volte di fila (Brexit, Trump, Referendum) chi ha tenuto in considerazione i social network non si è sbagliato.

Se confrontiamo l’ ultimo esito elettorale con quelli immediatamente precedenti, ovvero le politiche del 2013, le europee del 2014 e le amministrative 2015 e 2016  – cui abbiamo dedicato ampi interventi del passato, sia allo scopo di predirne gli esiti che di comprenderli ex post – scopriamo un numero notevole di tendenze interessanti:

  • quel 10, 15% di affluenza in più rispetto alle previsioni segue perfettamente l’evoluzione del voto alle amministrative. Esso appartiene quasi interamente all’elettorato di centrodestra, astenutosi a lungo dopo le figuracce (e le traversie giudiziarie) di Silvio Berlusconi
  • il 40% del fronte del SI è costituito principalmente da elettori del PD, ma non interamente. Per pesarlo politicamente, da esso vanno scorporati i voti UDC, quelli non trascurabili provenienti da FI, i dissidenti di M5s e Lega. E solo parzialmente reintegrati i voti in libera uscita della minoranza  PD, che era apertamente per il NO. In conclusione, saremmo intorno al 29%, non fosse che alle elezioni politiche vota quasi il 10 per cento in più che a questo referendum. Ne consegue che il PD non supera il 25% nazionale. Come già avevamo intuito mesi fa, in seguito all’ultima tornata amministrativa.
  • Per di più, la componente di voto per il NO dei minori di 45 anni è stata elevatissima. Ben oltre il 60% medio. Ciò depone malissimo sulle chance del Partito Democratico (anche nel breve periodo), legato indissolubilmente ad un pubblico assai maturo, ai suoi privilegi, alle sue ansie.

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I (tanti) motivi per cui il No prevarrà al referendum: i prodromi al merito (II)

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Marco Pannella era certo che la riduzione dei parlamentari fosse solo l’ultimo tranello della partitocrazia, per difendersi dalla volontà popolare…

In silenzio elettorale si può finalmente parlare di merito, appunto perché non interessa in verità a nessuno.

Una ragione in più per il successo del NO, nonché la ragione obbligata della personalizzazione.

Cos’è una Costituzione? Si basta da sé?

Differenza fra burocrazia e rappresentanza parlamentare.

Marco Pannella, antipartitocratico per eccellenza, non avrebbe mai e poi mai tagliato il numero dei rappresentanti del popolo. Un incontro di qualche anno fa e qualche motivazione.

Chi avesse voluto davvero…

Prosegue da ‘I (tanti) motivi per cui il No prevarrà al Referendum (I)’ 

“In un referendum,il popolo non risponde mai alla domanda che viene posta. Dà solo la sua adesione o rifiuto a colui che la pone”

Françoise Giroud

La citazione in esergo, suggeritami da twitter, credo parli di per sé stessa.  Ammette certo delle eccezioni, quando la tematica è davvero sentita dalla popolazione. Così fu per divorzio ed aborto. Ma nessuno, in questo paese, avrebbe risposto sino a pochi mesi fa che i suoi guai dipendevano dalla Costituzione, o che essa avrebbe potuto incidere sul funzionamento di ciò che gli stava davvero a cuore. I problemi dipendono infatti dalle persone, molto più che dalle norme. Ovvero dal popolo stesso, che si fa rappresentare da mediocri clientelari in cambio di tornaconti personalissimi. E dagli eletti, che ne traggono legittimazione. Cioè da quella ‘Costituzione materiale’ di cui parlano i libri di diritto costituzionale, su cui si incide con ben altre leve. La scuola, la famiglia, il fisco, i valori posti concretamente al vertice di una società, coi relativi riconoscimenti. Compensare un insegnante quanto un facchino non rende giustizia né ai costi della loro, diversa, formazione né alla funzione sociale che svolgono nella società. E, tutto sommato, credo che ogni facchino che abbia un figlio insegnante in Italia ci darebbe volentieri ragione. Facile il medesimo facchino abbia avuto problemi col corso della giustizia civile, che costa tanto e non rende in tempi umani il servizio. Altrettanto dicasi coi mezzi pubblici, i libri scolastici non gratuiti per la prole, gli autovelox piazzati dove meno sono utili e più lucrativi, le case popolari gestite dalla malavita organizzata… e via dicendo. Persino l’idea di poter votare direttamente il Premier e la sua coalizione, impedendo continue mosse trasformiste di palazzo, avrebbe certo incontrato una comune esigenza (quella di non votare Alfano, credendo di sostenere Berlusconi, per poi trovarlo nella maggioranza di governo di Renzi, per intenderci). Nel caso del referendum sul bicameralismo perfetto e i poteri dello Stato e delle regioni, invece, l’aforisma della Giroud si applica al millesimo: Il voto verrà espresso in base all’impressione ‘politica’ che il cittadino ha di chi lo sostiene. E, purtroppo per il fronte del NO, anche di chi gli è avverso. Ma di questo ci siamo appena occupati. Ecco perché ci è parso che la giornata di silenzio elettorale fosse quella più acconcia per parlare in dettaglio – al di là di qualche inciso precedente – di certi punti di merito, in quanto siamo persuasi che quanto qui scriveremo, per quanto ben difficilmente sindacabile, non influenzerà – né probabilmente interesserà – nessuno.  Continua a leggere

I (tanti) motivi per cui il No prevarrà al referendum: la politica (I)

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Renzi & Family. ‘Il Trump italiano’ (cit. V. Sgarbi) in una tipica espressione di rivoluzionario contropotere riformista.

Qui non entriamo nel merito, previsione pura e semplice.

Come siamo arrivati al referendum dice già tanto: le elezioni degli ultimi anni e il gioco dei sondaggi.

Perché, se non si vota mai pur cambiando sempre governo, qualsiasi voto diviene politico. E i numeri non ci sono.

I social, da brexit a Trump, tendono a non mentire. Ma c’è una specificità italiana.

Il viaggio nelle ipotetiche terre del SI. Una riforma che non entusiasma.

Quei segnali politici e mediatici che inducono ad immaginare una prevalenza netta. Le elezioni americane, le dimissioni di Hollande, il colpo di coda di Silvio.

Cosa resta al SI?

Il peggio sarebbe una vittoria risicatissima di uno dei fronti. Ma non accadrà.

Lo scopo di questo intervento non è addentrarsi nei meandri del merito costituzionale della riforma, ma fornire una previsione sull’esito del Referendum. Opinione dello scrivente è che la bilancia di merito penda quasi integralmente dalla parte del NO, come dicemmo. E che il numero cospicuo di giuristi incapace di ammetterlo segni un livello di declino della grande scuola del diritto italiano, che nemmeno il fascismo seppe indurre o volere. A questo proposito dedicheremo un secondo post, nella giornata di domani. Che provi a dare conto della pochezza linguistica e giuridica del testo voluto dal PD. Già, voluto dal PD. E basta. A poco rileva un iniziale apporto di Forza Italia, poi ritirato per le ben note vicende che hanno messo in crisi il patto del Nazareno. E’ infatti il PD in solitaria, lucrando su di un premio di maggioranza smisurato ed irripetibile – perché oggetto della censura della Consulta – ad avere quella maggioranza ‘anticostituzionale’ alla Camera che, unita alla maggioranza trasformista al Senato (attraverso l’appoggio dei senatori eletti nelle file del centrodestra, che han voltata gabbana), ha consentito l’approvazione in Parlamento del testo della riforma. Una maggioranza non qualificata, incapace di raggiungere quei 2/3 richiesti dalla Carta attuale per la promulgazione: ciò ha obbligato il PD alla via del referendum confermativo, previsto quale alternativa.   Continua a leggere