Quel cavaliere ammazzaDraghi: il centrodestra raggiunge il quorum, Berlusconi kingmaker del Quirinale

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Con l’Unione Europea che se la passa male, Berlusconi si guadagna la pole position fra i ‘peones’ e poi la cede (?) a Casini, o Tremonti. Ma un’Italia sana penserebbe a De Rita.

…dopo innumerevoli incontri con parlamentari e delegati regionali, anche e soprattutto appartenenti a schieramenti diversi della coalizione di centro-destra, ho verificato l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione

…E’ un’indicazione che mi ha onorato e commosso: la Presidenza della Repubblica è la più Alta carica delle nostre istituzioni, rappresenta l’Unità della Nazione…

…Nello stesso spirito, ponendo sempre l’interesse collettivo al di sopra di qualsiasi considerazione personale, ho riflettuto molto, con i miei familiari ed i dirigenti del mio movimento politico, sulla proposta ricevuta…sono stato il primo a volere un governo di Unità Nazionale che raccogliesse le migliori energie del Paese… servito ad avviare un percorso virtuoso che oggi più che mai, alla luce della situazione sanitaria ed economica, deve andare avanti. Per questo considero necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al PNRR, proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda il fisco, la giustizia, la burocrazia…

In questo stesso spirito, ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica…Occorre individuare una figura capace di rappresentare con la necessaria autorevolezza la Nazione nel mondo e di essere garante delle scelte fondamentali del nostro Paese nello scenario internazionale, l’opzione europea e quella atlantica, sempre complementari e mai contrapponibili, essenziali per garantire la pace e la sicurezza e rispondere alle sfide globali.

Silvio Berlusconi, comunicato del 22.1.2022

La strada che conduce al Quirinale è, al solito, irta di strategie, tattiche ed illazioni. Più che in passato, però, nessuno degli analisti sembra voler vedere quegli elefanti nella stanza che rendono unica, e storica già per noi contemporanei, la dodicesima elezione del Presidente della Repubblica. Prima di iniziare il safari, elenchiamo brevemente le premesse di tanta singolarità:

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(I) Dulcis in fund! Da Edolo a Roccasecca tutti pazzi per il recovery: il Nord Italia

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Il recovery fund è ‘realtà’ da un anno. In questi mesi la ‘politica’ italiana, a tutti i livelli – dalle associazioni ai sindacati, dalle  circoscrizioni ai comuni, dalle regioni ai ministeri, dai partiti al Governo – ha manifestato plurime volte il suo pensiero e soprattutto il suo atteggiamento nei confronti di quel che è, essenzialmente, enorme nuovo debito (per il 70%), più circa 60 miliardi a fondo perduto, sommati ad altre risorse nazionali ‘di accompagnamento’. Il totale, grossomodo 230 miliardi in più tranche, è astrattamente garantito da tutti gli stati membri, con la teorica finalità di reagire all’emergenza Covid, rilanciando l’economia europea. Anzi la società europea, considerate le ambiziose e minuziose riforme a cui risulta condizionato. Un aspetto probabilmente assai utile per immaginare quale potrà essere l’esito finale di questa imponente pianificazione, che presume di saper risalire a Bruxelles dai più riposti recessi del Continente per poi ridiscendere sino a San Giovanni Calibita, piuttosto che Travacò Siccomario, con l’intento prometeico di mutarne irrevocabilmente le sorti, è l’approccio sinora mostrato da chi quelle risorse deve, appunto, pianificare e gestire. Esse provengono da istituzioni sovranazionali, nazioni o grandi banche e fondi pensione politicamente indirizzati. Filtrano poi attraverso ministeri ed enti locali: sono pertanto pubblici al 100% e sarà il pubblico a occuparsi graziosamente di loro. E poiché è molto meglio mostrare che descrivere – senza la minima pretesa di esaustività, parliamo di migliaia di comunicati ed articoli provenienti da ogni dove – procediamo con una selezione ‘visiva’ del materiale antropologico, per così dire, che ci aiuti nella comprensione. Continua a leggere

Polonia vs UE: Niente Polexit, ma per l’eurocrazia è back to MEC!

Back to MEC: La miopia della burocrazia europea ha affondato il progetto comunitario. Contro la Polonia ed i suoi molti amici non esistono leve reali ed ormai è troppo tardi per tornare indietro. Chiunque lo desideri potrà retrocedere al Mercato Comune Europeo. Visegrad (ed Austria) hanno già vinto la guerra, anche sui migranti. Le conseguenze reali.

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Torniamo presto ad occuparci di Polonia ed Unione Europea. Siamo stati fra i pochissimi, quasi unici, a documentarci per mesi sullo scontro culturale e politico in atto fra Bruxelles e Varsavia, e quindi a poter fornire un sunto aggiornato (di cui suggeriremmo la lettura), per preparare alle sentenza, poi in effetti emessa nella giornata di ieri, 7 ottobre 2021, relativa alla preminenza della legge Costituzionale nazionale sulla legge europea. Tale preminenza, già sottintesa in recenti precedenti molto significativi, è stata DEFINITIVAMENTE ribadita dalla corte e dalla sua Presidente, Julia Przyłębska, con maggioranza schiacciante: 12 voti favorevoli e soli 2 contrari.

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