Necrologio per Claudio Vaccari, Bertoldo 2.0 che twittava alla grande il #madeinItaly

Ripartiamo con un grande dispiacere, quello di un buon conoscente che se ne va, nonostante tante speranze.

La litania mortifera dei media italiani non ha spazio se non per chi paga loro lo stipendio. “Cos’è una bresaola di fronte al funerale Casamonica” e cos’è il suicidio di Vaccari di fronte alla sorte dei migranti?

Forse non c’è davvero più spazio per i Bertoldo “scarpe grosse cervello fino” che fanno ancora business da noi.

Cosa rimane da fare per poter restare, vivi e con la schiena dritta, in Italia?

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L’avatar “boteriano” scelto da Claudio Vaccari su twitter

La diceria dell’Abate riparte, dopo la pausa agostana.

Non come previsto, cioè dedicando la sua attenzione a Duilio Poggiolini, il quale a distanza di “soli” 22 anni dai fatti atroci di cui fu protagonista ha perso il titolo di cavaliere, ma è ancora sotto processo… bensì  ricordando una persona che non è più fra noi, purtroppo. Claudio Vaccari, titolare di mobilifici a Soresina, Cremona, imprenditore e uomo stimato. Ricco soprattutto di iniziativa e di idee e di fiducia, probabilmente mal riposta.

Per questo la sua morte rattrista e sgomenta tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui… a testimonianza un breve estratto dal ricordo che ne fa oggi la sua associazione di categoria:

In questi anni in cui è stato vicino alla Confcommercio, fino ad esserne vicepresidente vicario, ha sempre dato un grande esempio, gettando in ogni occasione il cuore oltre l’ostacolo, testimoniando concretamente come ad ogni problema dovesse corrispondere una soluzione, inviando così uno straordinario messaggio di positività. Non è mai stato un calcolatore. Aveva una umanità profonda, attenta agli altri. Gli piaceva essere chiamato ad esprimere una opinione su ogni tema. Eclettico e originale mai una volta mi è parso banale e le sue osservazioni sono sempre state preziose. Quando invece proponeva un’idea la sua passione diventava coinvolgente. Ha saputo realizzare progetti che ai più sembravano impossibili. Il suo approccio creativo ha lasciato un’impronta straordinaria nella evoluzione recente della Confcommercio. Era un dirigente e un imprenditore vero, instancabile, sempre con la mente aperta a nuove idee, nuove sfide e nuove avventure. Se oggi ci sono i distretti del Commercio e i gruppi territoriali, se oggi la Confcommercio ha una vera valenza provinciale la maggior parte del merito è proprio di Claudio…

E non solo. Nonostante per anagrafe non fosse certo un “nativo” internetico, si era adattato benissimo alla comunità di twitter  (con quasi 3000 followers) – autentica ridotta delle non molte intelligenze rimaste nel paese (oltreché naturalmente, e fortunatamente, del pattume più vario). Per me, anzi per lui, parleranno meglio d’ogni altra cosa le immagini che postava, in cui condensava pensieri mai banali o conformisti. Tutt’altro. Ecco perché mi arrogo il diritto, sperando di far cosa buona, di ripubblicare quantomeno i più recenti:

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Da questo punto di partenza, argomentato con precisione e certamente generato dalla condizione di imprenditore realmente produttore sul suolo nazionale, nasceva la logica esigenza che la questione del Made in Italy, effettivamente di capitale importanza per il paese (e di cui un’infinita teoria di politici nazionali e locali abbiamo sentito riempirsi la bocca per decenni), fosse affrontata e dibattuta pubblicamente. Facendo emergere la realtà indiscutibile di un “marchio” a cui pochissimo era rimasto di davvero “originale” (vedi a seguire la “bresaola”) e che quindi avrebbe perso ogni appeal in pochi anni, a meno di non cambiare subito rotta.

La proposta principale di Claudio Vaccari era pertanto semplicissima: perché non indire una giornata nazionale del made in Italy, come viatico e luogo d’elezione per la promozione, la tutela e la strategia?

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Ma la resistenza passiva a tale logica e lodevole iniziativa – che sembrava essere peraltro in piena sintonia col clima dell’EXPO e le (tante vane) parole dell’attuale governo (come dei precedenti, per carità), non ricevendo invece considerazione alcuna – doveva averlo spinto a riflettere più nettamente, da intelligente Bertoldo quale si definiva, sulla cifra pessima dell’informazione in Italia. Quindi aveva finito per vedere in twitter, assai correttamente, una possibile via di fuga dalla sterilità propagandistica dei media e dei talk show. E cercava da un lato di renderlo trampolino per sensibilizzare tutti, dall’altro per far pressione sulla politica. Tutto questo sino a pochi giorni fa, il che acuisce davvero tanto il dolore…

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Lungi dalla concreta Bresaola e dal Made in Italy, Claudio Vaccari costatava ogni giorno di più come gli argomenti del pubblico dibattito – pilotato dai media – non solo fossero vaghi e sempre identici, ma affrontati di modo che i politici, gli “esperti” e i giornalisti di turno potessero ripetere le loro “performance” all’infinito, senza mai giungere ad alcun esito. Perché tutto restasse buono per la trasmissione o il servizio successivo. In sostanza, scopriva che razza di triste sceneggiata fosse inscenata nel paese, anche allo scopo di tener ben lontana la realtà e le sue esigenze.

Un tradimento della politica e dell’informazione di cui, di nuovo, parlano assai meglio di me le sue “diapositive”:

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E guardate con che attenzione e intelligenza (da intelligo) degna di un semiologo e sociologo – lui che per prima cosa si dava del “non laureato” – intuiva le tecniche incessantemente utilizzate per dibattere fintamente dei problemi, di cui non a caso aveva fatto prima l’elenco:

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Di fronte a quello che doveva essergli sembrato (essendolo) un eterno vuoto teatrino, aveva infine iniziato ad affrontare in prima persona alcune di quelle tematiche “alte”, lontane dal suo made in Italy ma in fondo  vicine, che vedeva sciorinate inutilmente in televisione e sui giornali. Qui ad esempio, analiticamente, sulla questione dei migranti:

vaccari lastChiarissime, semplici ipotesi. Un tentativo di riportare il discorso a elementi utili o quantomeno a discuterne in termini fattivi e non di fazione, oppure di visibilità fine a sé stessa. Ma nonostante non assistesse mai a nulla di sensato – come del resto tutti noi – Claudio/Bertoldo non poteva vivere senza fiducia nel suo “Re”. Poteva mitemente sbeffeggiarlo, mostrarne gli errori… sempre e solo per spronarlo, per indurlo a comprendere ed a valutare le cose. Come nelle favole, questo e solo questo voleva fare. Con i mezzi odierni. E non lo mandava certo a dire, lo scriveva proprio. E ne era fiero:

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Vedete? Con garbo, con ironia, ma sul punto. Se c’è la giornata del naso rosso, dei pappagalli, della risata, dell’orgasmo, possibile non ci sia quella del Made in Italy e peggio nessuno la proponga? E in particolare a chi poteva rivolgersi se non alla più recente simulazione di speranza, al Premier Matteo Renzi?

Proprio in questo contesto ricordo una conversazione pubblica fra noi… di cui in parte mi pento, per scarsità di sensibilità ed eccesso di durezza. Purtroppo si è come si è.

Ve la propongo perché molto da questa si comprende l’uomo e l’energia positiva, che lo animava ad un dire sempre rivolto al fare (ma sul serio, non per celia). Energia che par cozzare enormemente, ne converrete, con la sua fine.

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Solo Dio sa le motivazioni del suo gesto disperato, solo la famiglia, alla quale vanno le più sentite condoglianze, può intuirle, per averle lette o immaginate… ed a loro chiedo venia del mio, forsanche inopportuno, interpretare il pensiero di chi non ho avuto mai il piacere di conoscere di persona e che purtroppo non è più qui per confermare o smentire.

Eppure oggi mi commuovo se leggo:

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Perché di un uomo non vano non deve esser certo vana la morte. Una morte di cui abbiamo saputo chi per caso, chi di sguincio, chi dopo 24 ore. Perduca VaccariPerché, nonostante la relativa notorietà del personaggio, nessuno ne ha parlato se non a livello più che locale. Ieri infatti ogni media nazionale aveva occhi ed orecchie esclusivamente per la fine, certo drammatica e straziante, di un bimbo curdo. E la questione è stata ancora una volta affrontata proprio al modo che Claudio Vaccari aveva ben intuito e raccontato: in maniera ridondante e sterile. Niente geopolitica, niente proposte. Solo dibattiti sull’opportunità o meno di mostrare o non mostrare le immagini, quando chiunque le aveva già viste e straviste. Sull’accogliere o tutti i migranti o nessuno. In sostanza sulla presenza del male nel mondo, dilemma insolubile già per Giobbe 3000 anni fa. Tutta propaganda per cercare di spostare verso l’assurdo e la mera emotività l’opinione pubblica, sempre meno vicina agli scopi, occulti, del potere.

Nemmeno un secondo dedicato ad un imprenditore italiano che si è tolto la vita e la cui fine sarà causa di certo oltreché di dolore di gravissimo danno economico e morale per tanti. Questo dolore, che potrebbe forse essere risparmiato ad altri – mentre difficilmente potremo impedire carestie, guerre e morte (come in ogni epoca) – questo dramma che potrebbe almeno schiudere alla comprensione di un fenomeno in triste crescita, lui si legato a cause che dipendono soprattutto da noi e dal nostro orribile sistema paese, non merita nemmeno un trafiletto, un servizio RAI, un accenno in un talk show??

Aveva ragione Claudio quando diceva che la Bresaola, “made in Italy” per ridere, era nulla di fronte al funerale Rom.

Claudio Vaccari

Claudio Vaccari

Come nulla è stata la sua morte di fronte all’epopea, storica per carità, dei migranti. Avevo ragione io quando gli ricordavo che nessuno avrebbe prestato orecchio alle sue istanze, se non da una posizione di forza. Politica.

Forse l’unico modo per rendere omaggio a questo uomo acuto, mite eppur combattivo, è proprio quello di cambiare l’Italia. Ma certo non con i veicoli di cui disponiamo. Con uno nuovo fiammante, magari partorito da quell’enorme falla nel sistema che è twitter, che siamo noi. E di nuovo Vaccari aveva bene, benissimo colto.

Non basta chiedere o spronare, oggi serve davvero a poco. Democraticamente, riprendiamoci il futuro che è nostro e di cui nessuno si curerà, se non lo faremo noi in prima persona. E Forse qualcuno sorriderà di nuovo, da lassù.

Un commento su “Necrologio per Claudio Vaccari, Bertoldo 2.0 che twittava alla grande il #madeinItaly

  1. giovanni ha detto:

    Come mio figlio, voleva un mondo normale, ma suicidandosi, si da ragione a chi il mondo lo rovina. Ho già espresso le mie perplessità e lo sgomendo dell’accaduto, condoglianze alla famiglia.

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