(III)Movimento Cinque Stelle: la più grande truffa elettorale dell’Italia repubblicana?

getting burned

Omaggio ai Pink Floyd: ‘getting burned’, essere truffato. Da chi ti stringe la mano.

Una lunga carrellata di candidati che potrebbe essere ben più lunga.

Biancone, Bonisoli, Landi, Azzerboni, Zanforlini, Vitiello, Mura, Penna, Di Piazza, Spadafora, Cillis, L’Abbate, Carelli, Paragone, Giarrusso, De Giorgi, D’Alessandro, Consolo, Cecchi, Tasso, Caiata.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum: il caso Siena chiarisce tutto. Di Caiata si sapeva. Altro che errori.

Il più grande scherzo da prete della Storia. Pio IX docet.

Giuliano, il ministro che doveva abolire la ‘Buona Scuola’ è invece uno di quelli che l’ha realizzata per Renzi.

Ogni dichiarazione assume senso. Prepariamoci al peggio del peggio.

Prosegue da

(I)Movimento Cinque Stelle: la più grande truffa elettorale dell’Italia repubblicana?

(II)Movimento Cinque Stelle: la più grande truffa elettorale dell’Italia repubblicana?

Nella prima parte abbiamo visto come alcune candidature alle amministrative si fossero già segnalate per notevoli anomalie, rispetto a quanto i leader pentastellati erano andati raccontando. Nella seconda abbiamo riscontrato le medesime anomalie, questa volta fra i nomi selezionati nell’ormai celebre squadra di ministri in pectore di Di Maio. In questa terza parte trattiamo invece della sequela incredibile di ‘errori’ nelle candidature grilline di tutta italia, davvero lontanissime da quello che la ‘base’ si sarebbe potuta aspettare e che, spesso, aveva scelto. Mediante lo strumento delle ‘parlamentarie’, tanto democratico quanto alla fine scavalcato dall’alto.

Quel fascino mediorientale…

Avevamo lasciato il pool dei ministri con Fioramonti, veemente anti israeliano. E di conseguenza, certamente, filo palestinese. Se non proprio filo Hamas, al modo di Di Maio, Di Stefano e Di Battista. Paradossalmente sarà proprio questo fil rouge mediorientale a condurci alla prima delle candidature che analizzeremo. A Torino, infatti, il professore ordinario di economia aziendale Paolo Bianconestoricamente d’area PD, tanto da godere della fiducia di Piero Fassino – non è solo Presidente dell’Osservatorio sulla finanza islamica, ma anche direttore dell’European Journal of Islamic Finance, attivo nella certificazione Halal e membro del Consiglio di Amministrazione di Al Najah Capital. Ovvero prossimo alle attività della Fratellanza Musulmana, acerrima nemica di Israele e della laicità nei paesi arabi, notoriamente molto presente in Italia, ai fini di una islamizzazione della società. Accarezzata storicamente da nutriti gruppi del Partito Democratico, della sinistra italiana ed anche del mondo cattolico, specie se vicino ai gesuiti. Che, sovente, ne hanno tratto imponenti finanziamenti (Vedi Beppe Sala a Milano). A Milano conviene rimanere ancora un pò, per conoscere il Presidente della NABA, Alberto Bonisoli. Bocconiano, dirige un’Accademia Privata di proprietà della Laureate Universities, fondazione molto discussa, che compra Università private nei paesi ‘disagiati’ per trasformarle in business globale… naturalmente sostenuta dalla grande finanza internazionale, fra cui Soros, Kravis, Cohen… e Clinton, uomini d’oro dell’ idea DEM nel Mondo. Davvero lontanissimi dal ‘pensiero pubblico’ grillino (chissà poi qual’è il ‘pensiero privato’, ma è discorso che esula dall’argomento di questo post), come abbiamo già evidenziato, fonti alla mano, nella seconda parte.

Una bella spruzzata di Massoneria

Ma spostiamoci in Romagna, dove abbiamo uno dei casi più interessanti di Massoneria nel M5s… i massoni?? La casta della casta più casta che c’è? Ebbene si. Eccome. Addirittura un Gran Maestro. Che s’aggrappa ai cavilli e nonostante il pianto del coccodrillo di Di Maio (che l’ha candidato dopo ‘attento’ vaglio) entrerà in Parlamento coi voti dell’anticasta. Parliamo del mitico David Zanforlini. Un solo massone si sarebbe sentito solo, abituato come è alla vita di Loggia… ecco che in aula potrebbe incontrare il collega di Napoli, Vitiello. Da sempre vicino alla DC locale, ovvero alla sua versione PD. Insieme a Piero Landi di Lucca e al reggino Bruno Azzerboni. Niente male, niente male.

azzerboni

Le isole

Prima di tornare al ‘Continente’, cosa succede di interessante nelle isole, da sempre terreno fertile per il grillismo? Un certo fascino ce l’ha la candidatura del forzista Andrea Mura, celebre velista, amico e sodale del Leader berlusconiano della Sardegna, Cappellacci. Il quale, non essendo riuscito a procurargli un seggio sicuro, l’ha visto orientarsi all’ultimo momento verso il Movimento di Di Maio, con un gesto di trasformismo degno della migliore tradizione centrista italiana. Ed è lo stesso Mura, non proprio intelligentemente, a raccontarlo alle telecamere in un imperdibile video. Cliccate qui. Che poi lo sostenga Soros, o meno, è solo una gustosa notazione in più. Un socialista, Aldo Penna, fa la sua comparsa nelle liste palermitane. Non che sia reato, ma se dalla Casta togli i socialisti non ti trovi più. Come tacere, infine, di Steni Di Piazza (in effige con prete), morfologicamente democristiano, appartenente addirittura ai focolarini? Uno sportivo forzista, un socialista, un devotissimo centrista. In termini di ‘rivoluzione dal basso’, di Italia rinnovata e ‘giovane’ pronta alla sfida finale contro la ‘casta’, ho la sensazione che i conti tornino poco. Difficilmente un DC doc alla Mattarella – molto vicino al movimento focolarino – avrebbe potuto scegliere consociativamente meglio.

steni di piazza

Fra Udeur e UDC

In quest’orgia centrista targata cinque stelle, la Campania non poteva non offrire, oltre a massoni, nomi di salda tradizione. E di altrettanto saldo trasformismo. Vi presento Vincenzo Spadafora, fu Margherita, Udeur, Forza Italia, e naturalmente, oggi, Cinque Stelle. Segretario particolare di Andrea Losco, anche per Spadafora la Chiesa, in specie i gesuiti, è stata compagna di ogni avventura politica. Non s’è fatto nemmeno mancare telefonate coi famosi Anemone e Balducci, intercettate dalla polizia. Insomma, altro profilo di ‘grillino’ da manuale. L’Udeur regala al M5s un altro candidato, il lucano Cillis, di cui Di Maio evidentemente non poteva privarsi. E’ invece all’impasto UDC – IO SUD – Liberali che s’era votata la pugliese Patty L’Abbate, nel recente 2012. Lo statuto M5s non ne consentirebbe la candidatura, eppure oggi è nelle liste del Senato: ha in effetti tenuto fede al motto gandiano che sfoderava quando strapreferiva la Poli Bortone a Grillo: ‘sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo’. Saremo prevenuti, ma parrebbero proprio comportamenti tipici della casta, più che dell’anticasta.

patty l'abate

La pattuglia dei ‘servi del regime’ sdoganati

Nella seconda parte avevamo notato quanto, fra quelle che apparivano le poche certezze di un movimento politico ondivago come quello di Di Maio, spiccasse l’avversione, il disprezzo, il disgusto, la derisione per i media italiani e i loro dipendenti, i famosi ‘giornalisti servi’ di stampa e tv. Riascoltiamo qualcosina:

Affinchè non vi sfiori il pensiero che fosse il solo Grillo a pensarla così e a raccontarla così… ‘il giornalismo killer’ di Di Maio:

Ma tornando a Grillo, all’epoca leader carismatico e portavoce pressochè unico del M5s, cinque anni fa rifiutava le interviste di Sky…

Non dimentichiamo che Sky TV appartiene al Tycoon Murdoch, altro ipercapitalista ‘nemico della gente’, presumibilmente. Del resto su di lui esprimeva i più grandi dubbi sempre Beppe Grillo, in altro contesto. Ma perchè ci concentriamo su Sky? Semplice, fra i candidati c’è il paludato e più che maturo Emilio Carelli, ex direttore di Sky (in foto).

carelli

Il quale, dopo essersi laureato all’Università del Sacro Cuore, è diventato direttore del master in giornalismo della pontificia università privata LUMSA (e non possiamo certo stupircene, dopo aver esaminato i casi precedenti), col vizio di pagare ricattatori per nascondere ‘innocenti fotografie’. Cosa che non rifarebbe.

Ma non è certo l’unico giornalista a esser stato improvvisamente sdoganato da Di Maio – o piuttosto da Casaleggio Jr – assolutamente no. C’è Gianluigi Paragone, direttore de ‘La Padania’ e ovviamente leghista sino a poco fa. C’è poi Dino Giarrusso, che giunge direttamente da ‘Le Iene’ Mediaset. E qualche altro nome ‘locale’, tipo Rosalba De Giorgi, speaker del TG nell’emittente tarantina Studio 100. TV da sempre barcamenantesi nei marosi del potere socialdemocristiano ionico, ultimamente ridottasi in condizioni economiche disperate, al punto da far enorme fatica a pagare i dipendenti. Lo storico direttore, Walter Baldacconi, padre-padrone della testata, per un soffio non è finito a fare da candidato del PD alle comunali del 2017. L’emittente, nonostante la serie infinita di problemi della città, economici, sociali, industriali, sanitari (vedi il famoso caso ILVA), s’è ben guardata dal fare inchieste di alcun tipo in 30 anni di attività. La De Giorgi, quasi del tutto ignota agli attivisti, che l’hanno conosciuta ‘politicamente’ solo in seguito alla sua candidatura (di quelle che non arrivano dalle ‘parlamentarie’ ma dal cielo pentastellato), è proposta all’uninominale da un movimento che ha dato già, ripetutamente, pessima prova di sè nel territorio (vedi prima parte).

CDU candidata M5s.JPG

Non è una giornalista, invece, ma nemmeno un’economista vicina alla Merkel, questa giovane e graziosa Alessia D’Alessandro di Agropoli, terra scudocrociata come poche. Lettrice del ‘Manifesto’ a soli 14 anni, le misteriose vie del Signore l’hanno condotta in Germania, nei pressi della CDU, la Democrazia Cristiana tedesca. Presentata dal M5s come un pozzo di scienza, suscitando la reazione sdegnata di alcuni amici accademici, è in realtà un altro nome che ben poca ‘rivoluzione’ e ‘ricambio’ fa presagire. Esattamente come gli ex ‘servi del regime’ di cui ci siamo occupati or ora.

Alfaniani pro Di Maio, renziani contro Renzi

Difficile anche capire il risentimento di Grillo, Di Maio & Co. per i media italiani: probabilmente, le due ‘storie elettorali’ che seguono le scoprite qui per la prima volta, cari lettori, quando potevano benissimo essere delle ‘armi’ mediatiche  potenti, nelle mani della stampa ‘nemica’. Che invece non le ha usate per nulla, pur conoscendole. Chissà come mai … non sarà che se nel ‘regime’ ci sono Alfano e Renzi, attaccare un iscritto PD fan di Renzi, oppure un alfaniano tifoso della Bonino, sarebbe assurdo per dei ‘giornalisti di regime’? Ma spieghiamoci meglio.

Angelino Alfano è stato, per anni, il fantoccio polemico preferito dei grillini, secondo forse solo a Renzi. Vilipeso in ogni maniera, spesso a ragione, è diventato il simbolo vivente dell’incompetenza e dell’inciucio, per ogni simpatizzante a Cinque Stelle. Cosa c’era di più naturale, per Di Maio, che candidare in Parlamento il suo storico consulente Claudio Consolo, consunta figura di giurista democristiano? Non ci credete? Beh, eccolo. Inutile dire che anche la sua selezione non è affatto passata per le ‘parlamentarie’.

consolo alfano

Sempre nel solco di questa ineccepibile logica, corroborata dal sistematico aggiramento delle ‘parlamentarie’ a favore di numerosi ‘nominati’ (proprio quello che il M5s ha sempre contestato alle altre forze politiche), a Firenze viene compiuto uno dei capolavori di Casaleggio Junior: la candidatura di un renziano di ferro, proprio contro Matteo Renzi. E non è nemmeno che sia solamente uno storico renziano e basta. Viene – pensa te – da una delle famiglie più importanti nella gloriosa storia DC della capitale del Rinascimento. Nicola Cecchi, iscritto al PD sino a un anno fa, era anche grande propugnatore del SI al Referendum. Invece avversatissimo dai grillini, nei confronti dei quali non risparmiava infatti post molto severi. E sardonici. Vedere per credere (naturalmente ha cancellato il ‘materiale’ che scotta, ma qualcuno l’ha ‘salvato’ in tempo).

Nicola cexcchi

Nicola cecchi 2

Strabiliante, nevvero? All’uninominale di Firenze i cittadini avranno il brivido, offerto dal M5s, di poter scegliere fra Renzi o un renziano sfegatato, mentre a Roma si potrà optare per l’alfaniano Consolo opposto alla Bonino, della quale però il primo ha immensa e notoria stima. Che sfide al cardiopalma. Che feroce opposizione.

Un po’ di ‘crimine’

Per concludere questa lunga, prestigiosa sfilata di nomi nuovi… cioè seminuovi, anzi antonio-tasso-m5spiuttosto usati, occupiamoci brevemente di cronaca. Sceglieremo un paio di casi, omettendo volontariamente altri, fra cui sindaci molto discussi, che pure sono stati determinanti per talune candidature politiche, in quanto non direttamente in lizza. Iniziamo dal pesce piccolo piccolo, di quella ‘malavita’ di sopravvivenza del Sud che va taroccando CD per venderli nei Suk locali e nelle sagre paesane. Eppure, proprio per questo, non era impossibile rendersene conto per tempo, evitando di doverlo ‘espellere’ dopo, col rischio, se non la certezza, di farlo comunque eleggere in Parlamento. Parliamo del cerignolese Antonio Tasso, quello che vedete in questa bella fotografia, con tanto di diadema aureo. Ma la storia più bella – anzi la più importante, perchè ci aiuterà a compiere un’importante, inevitabile, deduzione – è sicuramente quella del Candidato potentino Salvatore Caiata. Sul quale dobbiamo un attimo soffermarci, prima di concludere il percorso. In precedenza coordinatore a Siena del Popolo delle Libertà, dopo una lunghissima permanenza nel capoluogo toscano – che l’ha visto protagonista di numerose acquisizioni di locali di ristorazione – è ritornato repentinamente a Potenza. Giusto in tempo per divenire, su due piedi, Presidente della squadra di calcio del capoluogo lucano nonchè ‘maggiore’ fra gli inquisiti del suo nuovo partito, quello di Di Maio. Quasi in contemporanea con la sua candidatura è emersa un’indagine che lo vede coinvolto in un giro cospicuo di riciclaggio di denaro ‘petrolifero’, con a capo un gran faccendiere kazako, Igor Bidilo. Figura per nulla trasparente, quest’ultimo, da sempre nel mirino della polizia italiana. Caiata, amministratore unico di numerose e singolari società, fra cui Medioceppa Srl (SIC!), vi parrebbe forse l’ideale figura ‘pulita’ da mandare in Parlamento ai fini di una nazione ‘rinnovata’, secondo i dettami d’onestà, purezza, trasparenza – ai confini con la santità – propagandati da dieci anni dai grillini? Parrebbe di no.

Invece appare in linea con le tante altre candidature qui menzionate, al netto della dimensione criminosa su cui la magistratura indaga. Perchè Caiata non è trasparente; perchè è trasformista; perchè, alfine, è un altro centrista. Siamo quindi alla domanda cruciale: Casaleggio e Di Maio sapevano? Siamo di fronte a una montagna di errori, che si somigliano casualmente, oppure ad altro?

Errare humanum est… ma Casaleggio e Di Maio sapevano.

La saggezza popolare, i proverbi, ammoniscono che la perseveranza nell’errore è diabolica. Ovvero cela un intendimento malvagio che non consente di ridurre tutto alla casualità. Ma non fosse per i fatti di Siena – ovvero di Potenza – appena menzionati, dovremmo lasciare irrisolto questo interrogativo. Con tanti dubbi che sono quasi certezza, ma non con la certezza vera. Come avvenuto per i casi Raggi, Nevoli e via discorrendo. Bene, la vicenda Caiata non lascia spazio al dubbio. Perchè aggiunge ai tanti sospetti, razionali e conseguenziali, l’elemento della ‘confessione’ diretta, proveniente dal Movimento stesso. I pentastellati di Siena, infatti, ci dicono ufficialmente quel che segue. Lo riportiamo in citazione, perchè qui le parole sono pietre:

COMUNICATO STAMPA – Avevamo Ragione Noi

Il MoVimento Siena 5 Stelle stigmatizza le responsabilità di chi ha scelto la candidatura di Caiata.

Premesso che nessuno, secondo il nostro ordinamento giudiziario, può essere considerato colpevole fino a sentenza definitiva, era evidente che la candidatura di Salvatore Caiata nelle file del Movimento 5 Stelle in Basilicata fosse quantomeno inopportuna. Non tanto per le chiacchiere sul suo conto (quelle lasciano, per adesso, il tempo che trovano) quanto per le sue frequentazioni politiche e imprenditoriali, lontanissime dal modo di essere del MoVimento, oltre al fatto che lo stesso Caiata non lo aveva mai sostenuto o frequentato in precedenza.

Per questo ci siamo attivati avendo cura di informare a tempo debito e nei modi previsti, i livelli “superiori” del Movimento 5 Stelle, regionale e nazionale, relativamente alle possibili problematiche legate a una tale candidatura. Avevamo ragione, ma non ci hanno ascoltato….

Avevamo ragione su tante cose, non solo su questo. I massoni, gli indagati, i candidati scorretti e i “cacciatori di poltrone” che riempiono le liste dei partiti, non possono, non devono far parte delle nostre. Quindi qualcuno ha sbagliato, e qualcuno deve spiegare, assumendosi la responsabilità dei propri errori.

Per l’onorabilità del Movimento 5 Stelle, per rispetto dei suoi valori e dei suoi principi fondanti così cari agli attivisti della prima ora, e per tutelare il nostro progetto politico in un momento così delicato, è necessario che chi ha sbagliato faccia un passo indietro. Adesso, non dopo, perché “onestà” e “trasparenza” sono i primi fra quei valori.

Chiediamo e ci aspettiamo la rinuncia al ruolo di chi ha deciso e, come in altri casi, ha sbagliato: non importa chi e quanto in alto, non importa dove, se in Toscana, in Basilicata o forse addirittura a Roma. Chi ha sbagliato rinunci alla “carica”, perché il Movimento non ha bisogno di “apprendisti stregoni”, arroganti quanto poveri di talento, ma al contrario di umili portavoce capaci di ascoltare la base, obbligati a farlo dal principio della democrazia dal basso, e di mettere a frutto l’intelligenza collettiva di un’intera, grande comunità, valorizzando la capillare conoscenza dei fatti e delle persone da parte dei territori.

Abbiamo contezza diretta di come la pensino esattamente così tantissimi militanti in tutta Italia, ma non osino parlare per timore di ‘rovinare’ la vittoria di un movimento che, però, occulta nelle sua fila un numero impressionante di ‘soggetti’ lontanissimi dall’idea ‘grillina’. Nove volte su dieci imposti da un ‘vertice’ che, evidentemente, viene prontamente avvisato. Ma che decide ciò nonostante di proseguire per la sua strada. Senza mai fare un passo indietro. Infine, che strada è questa? Che vittoria sarà questa? E soprattutto di chi e per che scopo?

Una parte non infima di candidati grillini, che molto facilmente andranno in Parlamento, è già stata espulsa dal Movimento. Finirà nel gruppo misto, luogo ‘privilegiato’ per ogni inciucio, come la storia insegna. Altri ancora, citati o meno in questa lunga carrellata, li seguiranno certamente, considerata la loro ‘vicenda’ politica pregressa, il trasformismo dichiarato, l’appartenza perennemente centrista. Più che DEM, democristiana. Oppure, probabilmente, presteranno il fianco ad ogni accordo con gli amici di vecchia data, quelli che hanno certamente ancora nel cuore e forse nel portafogli. Che siano i primi a confluire sui Cinque Stelle, o il contrario, è in fondo ininfluente.

Lo ‘scherzo da prete’

Sinora l’abbiamo definita ‘la più grande truffa elettorale’. Oppure, in base a quel che abbiamo visto, potrebbe benissimo essere il più feroce ‘scherzo da prete’ della storia. Dopo quello che da origine al detto, si intende, ovvero il voltafaccia di Pio IX che prima, per ingraziarsi il popolo, appoggiò l’unità italiana e il Risorgimento… e poi li combattè ferocemente. Vi ricorda qualcosa?

Forse più di qualcosa: dell’ambiguità della lista dei ‘ministri’ di Di Maio abbiamo già parlato, ma una nuova notizia induce a tornarci. Salvatore Giuliano, futuro ministro della Pubblica Istruzione a cinque stelle, come moltissimi suoi ‘neocolleghi’, viene dalla più stretta collaborazione col PD. Nello specifico, la Ministra Giannini del Governo Renzi, promotrice della ‘Buona Scuola’. Sentiamo che ne pensava Di Battista, in Parlamento, della ‘Buona Scuola’: ‘schifosissima scuola del Premier non votato da nessuno’ ‘crea povertà e ignoranza per fare voto di scambio’.

Cosa quindi dovrebbe attendersi l’elettore grillino, in questo campo? La sua abolizione, come detto e ripetuto anche nei programmi. E Di Maio chi chiama per abolirla? Proprio chi ha molto contribuito a realizzarla. Un ‘amico di Renzi’ che possiamo vedere, infervorato, sostenere platealmente il Premier nemmeno due anni fa. Tutto vero, eh. CLICCATE QUI. 

Conclusioni (tragiche)

Nel movimento Cinque Stelle sono stati candidati tanti esponenti di precedenti vicende politiche e personali che, evidentemente, non hanno nulla a che vedere con l’idea che la base elettorale grillina ha di sè e soprattutto di quelli che vorrebbe fossero i suoi ‘eletti’. Su questo punto, esemplare resta il comunicato ufficiale dei Pentastellati senesi. Fondamentale anche per confermarci come i vertici del M5s siano stati avvisati e che quindi un numero così elevato di errori, già di per sè stesso molto sospetto, non possa essere considerato tale, nemmeno con la migliore buona volontà.

In Parlamento vi sarà quindi un numero elevato di eletti nel Movimento che non hanno, in realtà, alcun legame con esso. Se non l’averlo usato come cavallo di troia per il seggio, col placet dei ‘vertici’. Diversi dalla base, certamente… ma qualche ‘somiglianza’ fra loro, invece, l’abbiamo riscontrata e ne abbiamo parlato. E’ più che presumibile essi agiranno quindi in sintonia con una manovra ‘centrista’ spesso citata da quasi tutte le forze politiche, Cinque stelle inclusi.

‘Una larga coalizione’ che, senza questa truppa ‘trasformista’ pentastellata, non avrebbe avuto i numeri per essere maggioranza, in barba alla volontà popolare espressa dai votanti di ogni partito italiano:

Teniamoci pronti al peggio, quindi. Augurandoci ciò non avvenga, perché i risultati delle elezioni non lo consentano o perché si desista, ma l’ipotesi è sul campo. E si fa via via più minacciosa. Le conseguenze sulla tenuta dell’ordine pubblico, oltreché sulla credibilità dell’intero panorama politico e infine istituzionale, potrebbero essere molto gravi: truffare praticamente tutto l’elettorato è un azzardo senza precedenti.

Estote Parati.

3.3.2018, P.S. Ci inviano questo scatto di Salvatore Giuliano e Matteo Renzi, in amorosa comunanza di intenti, pubblicato sui social, pare, dal medesimo ‘ministro in pectore’ del M5s. Tanta spontaneità sembra davvero meritevole di un inserimento, seppur tardivo. Dulcis in fundo. 

M5s renzi e giuliano

8.3.2018, P.P.S. A differenza di Theleme, che voleva fare informazione utile, i media iniziano a interessarsi dei candidati solo quando i buoi sono scappati dalla stalla, cioè dopo il voto. Confermando sia quel che vi abbiamo sin qui raccontato, ovvero la preponderanza di grigiore democristiano calato dall’alto nel M5s, sia che la lista poteva essere ben più lunga. Quanto lunga possa davvero essere lo scopriremo solo al momento del ‘bisogno’, temo.

steni trizzino

 

– FINE –

P.P.s. Per chi volesse sapere che fine hanno fatto alle elezioni i tanti candidati di cui ci siamo occupati, è disponibile una nuova serie di post, dedicati questa volta agli eletti.

 

 

 

 

 

10 commenti su “(III)Movimento Cinque Stelle: la più grande truffa elettorale dell’Italia repubblicana?

  1. […] (III)Movimento Cinque Stelle: la più grande truffa elettorale dell’Italia repubblicana? […]

    Piace a 1 persona

  2. […] Fratelli d’Italia? E se ci fossero invece un bel po’ di franchi tiratori pentastellati? Sappiamo infatti che un numero elevato di ‘selezionati’ da Casaleggio è molto, molto di…, quelli rappresentati da Fico. Ma sappiamo anche quanto l’operazione di fiancheggiamento di […]

    "Mi piace"

  3. […] Nel tentativo ingrato di inquadrare le vicende elettorali del Movimento Cinque Stelle, indecifrabili come non mai, avevamo dato una rapida scorsa all’elenco dei candidati, all’uninominale nominati direttamente dai ‘vertici’, al proporzionale selezionati con scremature del tutto arbitrarie. Finendo per reperire una serie di nomi che saltavano all’occhio per avere poco o nulla a che fare con la storia, le finalità e le parole d’ordine del ‘grillismo’. E molto a che fare con altri percorsi noti della politica italiana, paradossalmente vicini a quella ‘casta’ centrista additata eternamente quale responsabile criminale dei disagi nazionali e pronta ad ogni camaleontismo per arrivare in Parlamento. E poi governare, allo scopo di gestire poteri e denari, possibilmente eternandosi sulle poltrone strafottendosene del ‘popolo’. Prima di procedere con l’analisi approfondita – che non lesinerà sorprese – di chi è effettivamente stato eletto al Senato sotto la bandiera a cinque stelle,  diamo conto dei risultati elettorali della inquietante pattuglia di candidati di cui avevamo scritto in precedenza. […]

    "Mi piace"

  4. […] in realtà, ad un’analisi attenta – cui abbiamo dedicato tre importanti post, ultime ‘molliche’ pre elettorali – il Movimento cinque stelle confermava alle […]

    "Mi piace"

  5. […] Stelle, con la complicità dei suoi stessi vertici. Almeno a giudicare dalle analisi, prima dei candidati e poi degli eletti. Leggere per […]

    "Mi piace"

  6. […] del ‘regime’ – il M5s ha potuto sopperire al fallimento dell’ipotesi su cui tanti lavoravano da ben prima delle elezioni. Ovvero un governo con il PD e con LeU. Il pessimo esito di questi ultimi e l’opposizione […]

    "Mi piace"

  7. […] della Pubblica Amministrazione, un’andreottiana di ferro, Giulia Bongiorno; alla Cultura un sorosiano vicinissimo ai DEM americani, con la sua NABA, Alberto Bonisoli. Poi, certo, c’è Salvini agli interni, Di Maio al mix […]

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a Has has Savona! Ma dietro le quinte i problemi sono ben altri… « La diceria dell'Abate Cancella risposta