Bisogno o taboo? Le Pen – Macron, ardua analisi d’un ballottaggio (II)

Depardieu 2La scelta fra taboo e bisogno deciderà la partita: indaghiamo un po’.

Ricchi e poveri, giovani e vecchi, campagne e città. La Francia divisa in due. Intanto Parigi ‘chiagn’ e futt’.

Una gran fifa sullo sfondo: islamici, cattolici, ebrei, protestanti, massoni e media, questa Le Pen non s’ha da fare.

Il plagio che non esiste…mentre arrivano i #MacronLeaks.

E se la May avesse puntato su Le Pen?

L’Islam e la Francia, rapporto ultrasecolare un bel po’ usurato.

Chissà come mai, Gerard Depardieu ci ricorda molto Michael Moore.

L’unica, mesta, previsione possibile.

‘Sono troppo ricco per votare Le Pen’, Michelle Houellebecq

Abbiamo chiuso la prima parte dell’analisi  – al di là della suggestione trumpiana – con questa considerazione:

[il taboo antilepenista] reggerà, però, solo finchè ce lo si può permettere. Ovvero, se non ci ci sente del tutto emarginati in questa Francia governata dal binomio PS-PR di cui proprio Macron, pur spacciandosi per ‘nuovo’, è invece l’interprete perfetto.

Francia, una mezza corte dei miracoli?

Ed è da qui che tocca riprendere, per provare a farci un’idea del contesto reale di queste elezioni in cui, ribadiamo, i francesi sono posti di fronte a scelte del tutto nuove, poco gradite alla maggioranza, avvezza ad un’alternanza di partiti tradizionali, sinistra e destra, che si fronteggiano dal dopoguerra. Ricordiamo che sommando i voti di Macron e Le Pen arriviamo al 45%. E che i principali due candidati sconfitti ne mettono insieme quasi altrettanti, esattamente il 39,6%. Da qui l’impossibilità di prevedere l’esito finale, a nostro parere determinato dalla scelta obbligata fra taboo assoluto e bisogno assoluto. A proposito di quest’ultimo, proproniamo un quanto mai esplicativo confronto fra consenso a Marine e disagio economico/sociale. Essi si accavallano perfettamente.

francia esclusa

Appare evidente come le aree di difficoltà sociali ed economiche siano tutt’altro che marginali. Le fasce ‘esclusione grave’ e ‘abbastanza grave’ pareggiano, quantomeno per estensione, quelle ‘abbastanza lieve’ e ‘lieve’. Sommando alle prime la fascia di ‘media esclusione’ (in giallo), viene fuori poi una distinguibile maggioranza. La Francia sembra vivere davvero una fase di importante difficoltà: se sovrapponessimo anche le mappe del voto per Melenchon e Fillon, scopriremmo che nelle zone più disagiate del paese essi in genere si alternano al Front National, in qualità di secondi. Queste zone sono soprattutto quelle delle città più avvelenate dall’immigrazione sfrenata (con l’eccezione importantissima della capitale Parigi, che però legifera un assistenzialismo pagato dal fisconazionale…e quindi chiagn’ e futt’), le rurali (il che, attenzione, non significa spopolate) oppure quelle dei grandi complessi produttivi in crisi, a cui Anais Ginori ha dedicato delle belle inchieste. Sarà dal loro livello di insoddisfazione senza speranza, oppure di sensibilità al taboo, grandezze inversamente proporzionali, che uscirà il vincitore.

Il taboo e l’anagrafe, Melenchon e Fillon agli antipodi

La logica ci dice che tanto più vicini si è agli eventi che hanno inevitabilmente generato l’avversione per le destre, ovvero quelli della seconda guerra mondiale, tanto più fortemente essa sarà radicata, tanto maggiore lo stato di necessità necessario a prenderne in considerazione il superamento. Cerchiamo quindi di capire le età in gioco, fra i sostenitori di Melanchon e Fillon, da cui essenzialmente dipende il ballottaggio. Parrebbe che l’elettorato di Melenchon, nonostante – o forse proprio per – la sua cifra utopistica passatista, oltre ad essere il più ‘popolare’ – insieme a quello del Front – sia piuttosto giovane, anzi il più giovane. Cresciuto in un contesto culturale sempre molto avverso alla destra, ma non quanto 50 anni prima. Sapete chi ha invece l’elettorato più anziano? Fillon (5% di ventenni e addirittura il 47% di over settanta). Come pure il più cattolico. Ma se è vero che la Chiesa ha finito per appoggiare apertamente Macron (insieme alla massoneria etc., lo vedremo dopo), il mix di terza età e di posizioni ‘molto progressiste’ – su famiglia e religione – scelte da Macron funzionerà davvero bene? Se il nostro assunto iniziale è corretto, sarà certo più arduo per degli anziani dimenticare il volto di Jean Marie Le Pen alle spalle di Marine… altrettanto, per loro – più esperti e meno ‘utopici’ – Macron sarà soprattutto il volto di facciata di Hollande, il quale era arrivato all’80% di ostilità nel paese, appena l’anno scorso. La somma di queste considerazioni ci confermano quanto sia arduo immaginare cosa accadrà.

macron media francesi

L’ossessione mediatica per Macron. Clinton bis…

I sondaggi convincono poco, i plagi ancor meno. Quella fifa blu…

I sondaggi, che pure hanno centrato gli esiti del primo turno, ci raccontano di un abisso fra Macron e Le Pen. Da mesi non accenna a modificarsi. Ma questo non solo cozza con la complessità sin qui descritta… cozza anche con un manifesto clima di paura, camuffato sui media da ostentata sicurezza, evidenziato dal numero inusuale di drammatiche prolusioni a favore di Macron. Non soddisfatti dall’asfissiante martellamento della stampa e delle tv (analogia perfetta con la Clinton), Chiesa, Moschea di Parigi, Rabbini, Pastori Protestanti si sono lanciati in peana ed endorsement pubblici al candidato di ‘En Marche’. Seguiti persino dalla Massoneria e da migliaia di avvocati… vedere per credere:

E non finisce qui. Qualche giorno fa Marine Le Pen è stata accusata apertamente di plagio dalla stampa. Italiana in specie (manco fossimo noi a dover votare…). Eccovi qualche titolo, fra i mille:

Discorso copiato da Fillon: imbarazzo per Marine Le Pen – Il Sole 24 Ore

Francia, Le Pen accusata di plagio: “Discorso copiato da quello di …

Plagio Marine Le Pen: copia discorso di François Fillon – Sky TG24

Bene, la realtà è che in un discorso di 52 minuti, quattro o cinque frasi erano ricalcate da precedenti discorsi di Fillon, per un totale di forse un minuto e mezzo. Secondo quando riportato da un sito satirico francese – non dal Times – per intenderci. Quattro o cinque, scrive il Foglio che, pur facendosi prendere dalla fregola macronista, ha almeno la decenza di riportare i passi incriminati. Ora, in 52 minuti di discorso si dicono migliaia di frasi. Vederci un plagio è malafede. Demonizzare il fatto che Le Pen, proprio come Macron, debba recuperare consenso da altre forze per vincere – secondo la logica della democrazia e di ogni ballottaggio – è altra malafede. Perchè giungere a tanto se ‘En Marche’ nei sondaggi sopravanza gli avversari di oltre il 20%? A confermare questa preoccupazione ‘occulta’, arriva anche greenpeace che, in pieno silenzio elettorale, appende festoni alla Tour Eiffel:

greenpeace

Quanto lo scontro sia acceso ed incerto lo ribadisce un’operazione di hackeraggio in extremis, molto discussa, che proprio in queste ore avrebbe sottratto caterve di mail interne allo staff di Macron, secondo uno schema già intravisto nella campagna americana (dove ebbero gran peso poichè mai smentite, anzi confermate dai fatti).

macronleaks 2

Qualche ‘stranezza’ riportata dalla rete…

Anche la denuncia di Macron alla magistratura, seguita ad alcune ‘insinuazioni’ della Le Pen durante il dibattito televisivo del 3 Maggio, non mostra certo serenità, nè ‘mestiere’ politico, che insegna a lasciar perdere i tribunali nell’eterno gioco del ‘dolus bonus’ elettorale. Sarà per questo che Theresa May ha accellerato le elezioni in Gran Bretagna, finalizzate ad ottenere il più ampio mandato elettorale per il nuovo governo Tory? Vorrà sfruttare l’onda francese, la quale già qualcosa ha tratto a sua volta dalla Brexit del 2016, in un processo circolare di sostegno fra destre nazionaliste? Nel frattempo le elezioni locali le son andate benissimo. Ai posteri l’ardua sentenza. Di sicuro la concomitanza insospettisce.

No, non ci siamo dimenticati l’Islam…

La Francia gioca da secoli una partita spregiudicata con l’Islam, su cui ha spesso rischiato di bruciarsi. Va avanti almeno dalla celebre e scandalosa alleanza di Francesco I con Solimano ed è sfociata nell’occupazione di larga parte di quel che era l’Impero Ottomano. Per un insieme di ragioni che esulano dal senso di questo testo, essa è divenuta ragione d’integrazione forzata, i cui risultati sono da decenni molto controversi. Definire intere zone metropolitane ‘infrequentabili’ non è un’esagerazione. Sfidarle, come più volte l’Abate ha fatto, può significare rischi elevati per l’incolumità personale, magari nella centralissima Les Halles, Paris. Insomma, mentre la Germania integrava, a caro prezzo ma per davvero, i fratelli dell’Est, la Francia falliva con gli ex sudditi islamici. Rimpinzandoli di sussidi per finire poi odiata dalle seconde e terze generazioni di immigrati. Il contesto è divenuto terra alquanto fertile per estremismo e proselitismo, avvantaggiati dai tassi demografici impietosi e da quella pavidità che Houellebecq – già citato nella prima parte – ha saputo raccontare così acutamente. Spingendolo oggi ad ironizzare duramente sul ballottaggio francese:

houellebecq

Le reali reazioni dell’elettorato francese le conosceremo solo domani. Ma non farà male rammentare che Fillon non aveva aggirato il problema e, per quanto in altra direzione, nemmeno Melenchon (il quale vorrebbe essere ‘un noir athèe’, avversando egualmente ogni credo, da bravo materialista). L’unico a presentare del tutto ‘en rose’ la questione è stato l’elitario Macron. Non è affar da poco, dopo tanti attentati sanguinosi.

Depardieu, il Moore di Francia?

La testimonianza con cui pare il caso di chiudere questa analisi del ballottaggio francese ci rimanda ad un’altra, che ebbe moltissima risonanza mesi fa in USA. Il celebre regista Michael Moore, fervido anarcantifascistanticapitalista, raccontò Donald Trump come l’unico ad essersi mostrato in qualche modo vicino – compassionevole  – al popolo operaio, delle periferie, dei grandi stati agricoli americani… immaginando per questo una sua vittoria sulla più sofisticata ed internazionalizzata Hillary. Pochi giorni fa il grande attore Gerard Depardieu ha fatto quasi lo stesso. Non ha dato favorita Marine ma, contariamente ad ogni sondaggio, ha narrato al Corriere di una sfida completamente aperta. Nonostante il suo passato, certamente non di destra:

Chi vota tra Marine Le Pen e Macron?
«Non voto. Ho votato una sola volta in vita mia, nel 1981: Mitterrand

«Hollande è una caricatura di Machiavelli con le bretelle. Une petite merde»

E Marine?
«Marine Le Pen non è una minaccia; è una connerie, una stupidata. La globalizzazione non si può fermare tornando indietro, aggrappandosi al nazionalismo, gettandosi nelle braccia dell’ignoranza».

Meglio Macron?
«No. Macron è come il bianco dell’uovo: non sa di niente. Anche montato da Attali e Hollande, il bianco dell’uovo continua a non avere sapore. La voce di Macron non mi arriva, non mi entra dentro…

Chi recita meglio?
«Marine. La sua voce mi arriva. È un ottimo oratore».

Lei crede nell’Europa?
«L’Europa è una meravigliosa utopia che domani potrebbe diventare realtà. Ma occorre un presidente d’Europa eletto dal popolo».

Marine Le Pen la distruggerebbe.
«Non credo. In campagna elettorale ha cambiato il tiro. Non vuole più uscire dall’euro».

Chi vince domenica?
«Non lo so. La partita è aperta».

L’unica, mesta, previsione di Theleme

E’ impossibile, tirando le somme, comprendere in anticipo quel che i francesi faranno, domani, a differenza di quel che accadde in USA. Troppe variabili, troppi taboo, troppe consonanze e dissonanze, troppe novità tutte insieme. Non solo per l’Italia, anche per la Francia l’uscita dal XX secolo sarà assai traumatica. Emmanuel Macron potrebbe vincere con uno scarto alto, medio o ridotto. Marine Le Pen, solo ridotto. Ma è già sbilanciarsi. Ciò che invece intravediamo riguarda un futuro appena più lontano. Macron è l’ultima chance dell’esistente sistema di potere, di consenso e di pensiero – stabilitosi dal dopoguerra a seguire – per mantenere nelle proprie mani la gestione della nazione. Esattamente come il quaquaraquà lo è stato per l’Italia, fallendo senza appello (i fatti lo dimostreranno ampiamente). Il partito unico dell’inazione è il vero avversario di Marine, cui Macron presta il bel volto pulito e qualche competenza finanziaria. Dovesse vincere, sarà ben difficile per lui ‘riformare’ la Francia in modo sia davvero competitiva nel XXI secolo, per la semplice ragione che la rete politica a cui si appoggia vive della conservazione: Hollande, Bayrou, la destra più chic, la burocrazia UE già ampiamente delegittimata, la finanza internazionale – dai piani mondialisti – che ha dominato l’ultimo ventennio, incontrastata. Molto più facile fallisca, galleggiando come un centrista italiano qualunque. Ciò comporterebbe la disillusione finale, proprio quando Marine Le Pen è stata promossa, volenti o nolenti, nella politica francese ufficiale. Testimonianza ne sia il dibattito del 3 maggio. Il resto, immaginatelo da voi.

Namastè

4 commenti su “Bisogno o taboo? Le Pen – Macron, ardua analisi d’un ballottaggio (II)

  1. […] un salto nel buio. Questo per la più semplice delle ragioni, che ci eravamo premurati di delucidare nei post precedenti: la soglia del bisogno, l’estensione dell’esclusione, il senso di insicurezza – […]

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